Esercitazione

Discussione di gruppo

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  1. Dott.ssa Scala
     
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    Iniziamo una discussione sulle seguenti tematiche:

    1) L'insegnante che ha in classe un bambino con diagnosi di DSA, deve utilizzare due didattiche separate? Una per la classe e una per il bambino con DSA?

    2) Differenza tra "Individualizzazione" e "Personalizzazione" del processo di apprendimento.

    Invito tutti i corsisti a partecipare alla discussione
    Dott.ssa Scala
     
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  2. biancarondello
     
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    Penso che troppo spesso i termini "personalizzazione" e "individualizzazione" vengano considerati sinonimi. Il problema è che hanno due implicazioni pedagogiche distinte, in quanto la personalizzazione ha come obiettivo principale quello di stimolare le competenze e il potenziale cognitivo dell'alunno, focalizzando dunque l'attenzione sull'importanza dell'uso graduale che lo studente farà delle proprie abilità atte a gestire tali competenze, riuscendo a essere in questo modo sempre più autonomo e consapevole; il concetto di individualizzazione, invece, riguarda le strategie che, in linea di principio, permettono a tutti gli alunni di raggiungere gli stessi obiettivi e livelli di apprendimento, anche se con modalità differenti rispetto agli stili cognitivi. In questo caso il docente ha un ruolo principale, perché gestisce modi e strategie di apprendimento, mentre la personalizzazione del processo di apprendimento valorizza le differenze e ne fa un punto di forza durante il processo di sviluppo del potenziale cognitivo. Credo che l'insegnante debba comunque usare due metodologie didattiche, nel senso che gli alunni con DSA devono essere seguiti e stimolati attraverso un PDP, ma è pur vero che il PDP è un modo diverso di presentare la proposta didattica, non è uno stravolgimento della stessa. L'obiettivo che l'insegnante dovrebbe comunque avere è quello di innescare meccanismi cognitivi, sia nei soggetti con DSA che nel resto della classe, affinché i vari processi di apprendimento diventino pian piano sempre più autonomi e che gli alunni riescano a crearsi ad esempio un proprio metodo di studio, consono alle proprie peculiarità e necessità.
     
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  3. ames2
     
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    Per quanto riguarda il primo punto, io non credo che l'insegnante debba usare due didattiche separate poichè il bambino con dsa segue lo stesso programma didattico del resto della classe, quindi eventualmente deve usare delle tecniche didattiche che facilitino l'apprendimento di tutti i bambini, compreso il bambino con dsa (ad esempio tabelle, immagini, video...). Io penso sia meglio prevedere un PDP che permetta la massima integrazione del bambino all'interno della sua classe.
    Questo, secondo me, si collega strettamente con i concetti di individualizzazione e personalizzazione. Individualizzare vuol dire usare tecniche didattiche che facilitino l'apprendimento di tutta la classe, in modo che tutti raggiungano i medesimi obiettivi didattici. Mentre, personalizzare vuol dire fare in modo che ogni alunno si crei da solo il proprio percorso di apprendimento, sviluppando al meglio le sue potenzialità.
     
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  4. Dott.ssa Scala
     
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    Interessanti entrambi i punti di vista...aspetto i commenti degli altri corsisti prima di esprimere la mia opinione...forza ragazzi!!!
     
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  5. r. croatti m. boschetti
     
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    Secondo noi l'insegnamento, in una classe in cui sono presenti situazione di DSA, deve seguire comunque obiettivi comuni a tutto il gruppo avendo sempre ben presente le difficoltà nel conseguimento degli apprendimenti di questi bambini.
    Per agevolare il lavoro dell'insegnante e l'apprendimento e il rendimento dei DSA, la legge prevede l'utilizzo di appositi strumenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica.

    Roberta Croatti e Manuela Boschetti
    colleghe di lavoro e studio
     
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  6. marcogiglio
     
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    L'insegnante che ha in classe un bambino con DSA deve essere in grado di usare due didattiche differeti ma che portino ad obiettivi comuni, in quanto il bambino con diagnosi di DSA segue lo stesso programma didattico della classe. Secondo me deve predisporre una didattica facilitata per il bambino con DSA, attraverso l'uso di strumenti compensativi e misure dispensative.
    Per quanto riguarda la differenza tra individualizzazione e personalizzazione, sono sinceramente molto confuso...
     
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  7. Dott.ssa Scala
     
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    1) L'insegnante che ha in classe un bambino con diagnosi di DSA, deve utilizzare due didattiche separate? Una per la classe e una per il bambino con DSA?
    L'insegnante che si trova a dover gestire questo tipo di situazione non deve sentirsi costretto ad usare due didattiche separate, dovrà invece utilizzare strategie e supporti per tutti in modo che ogni bambino/ragazzo, a suo modo e con i suoi tempi, potrà trarne vantaggio.
    Sicuramentenon dobbiamo trascurare quanto scritto nella legge 170 e nelle successive linee guida, cioè che l'insegnante deve predisporre un PDP per il bambino con DSA, con lo scopo di progettare un percorso formativo che risponda alle esigenze del singolo studente con DSA; in tale PDP l'insegnante descriverà le difficoltà del bambino, gli strumenti compensativi e le misure dispensative da attuare.
    Dunque, da un lato, l'insegnante dovrebbe riuscire a sviluppare un unico percorso didattico che sia facilitante per tutta la classe e, dall'altro, individualizzare e personalizzare il processo di apprendimento.


    2) Differenza tra "Individualizzazione" e "Personalizzazione" del processo di apprendimento.
    Per "Individualizzazione" si intendono tutte quelle strategie didattiche il cui scopo è quello di garantire a tutti gli studenti il curricolo, attraverso la diversificazione dei percorsi; lo scopo è, dunque, il raggiungimento delle competenze di base per tutti e il processo di valutazione sarà diretto a verificare il possesso di conoscenze ed abilità ed il livello di competenze acquisite.

    Per "Personalizzazione" si intendono tutte quelle strategie didattiche, la cui finalità è quella di assicurare ad ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva, attraverso possibilità elettive di coltivare le proprie potenzialità intellettive; in questo caso lo scopo è il riconoscimento dei talenti di ciascuno e la valutazione sarà un'azione mirata a rendere il soggetto in formazione consapevole di sé, attraverso l'osservazione e l'autovalutazione.

    Nella legge 170 e nelle successive linee guida troverete molto spesso i termini individualizzazione e personalizzazione, per questo è importante che comprendiate l'importante e sottile differenza tra i due; queste nozioni vi saranno indispensabili anche quando dovrete compilare un piano didattico personalizzato o quando dovrete fare consulenza nelle scuole.
     
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  8. doctoredo
     
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    La didattica deve essere unica ma tale da facilitare l'apprendimento di tutti i discenti . Altrimenti se in classe ci fossero altri alunni con diversi bisogni educativi, quante didattiche si dovrebbero utilizzare?

    La didattica individualizzata consiste nelle attività di recupero individuale che può svolgere l’alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze, anche nell’ambito delle strategie compensative e del metodo di studio; tali attività individualizzate possono essere realizzate nelle fasi di lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati, secondo tutte le forme di flessibilità del lavoro scolastico consentite dalla normativa vigente.
    La didattica personalizzata, invece, anche sulla base di quanto indicato nella Legge 53/2003 e nel Decreto legislativo 59/2004, calibra l’offerta didattica, e le modalità relazionali, sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo; si può favorire, così,l’accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue ‘preferenze’ e del suo talento. Nel rispetto degli obiettivi generali e specifici di apprendimento, la didattica personalizzata si sostanzia attraverso l’impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche, tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un apprendimento significativo.
     
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7 replies since 3/3/2014, 17:40   81 views
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